Età pensionabile: cambia tutto, ecco la novità che sconvolge tutti

Documentarsi sull‘età pensionabile è fondamentale per tutti i lavoratori. Le normative cambiano spesso e, per questo, è bene rimanere sul pezzo, onde evitare di perdere opportunità e di non essere consapevoli dell’esistenza di ostacoli. Importante a tal proposito in questo periodo è la pensione anticipata. Come forse hai già sentito, in virtù di un emendamento alla Legge di Bilancio 2025 ci saranno cambiamenti riguardanti l’accesso all’età pensionabile per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 e, di riflesso, ha un assegno calcolato interamente con il metodo contributivo.

Dal prossimo anno, i lavoratori che rientrano in questo requisito e che hanno almeno 64 anni potranno concludere la loro carriera lavorativa con 25 anni di contributi. La novità principale riguarda la possibilità di fare ricorso alla rendita frutto della previdenza integrativa per raggiungere il requisito dell’assegno minimo pari al triplo di quello sociale.

Cosa cambia per le pensioni anticipate dal 2025?

Per introdurre questo beneficio, però, sono stati messi in atto dei cambiamenti riguardanti in particolare i contributi. Come già accennato, per il 2025 sarà necessario aver maturato almeno 25 anni. A partire dal 2030, aumenteranno ancora, arrivando a 30. Per i lavoratori che calcolano l’assegno con il metodo contributivo, sarà però possibile procedere alla somma dei contributi previdenziali con quelli versati tramite le forme di previdenza complementare, onde arrivare all’importo minimo necessario per ricevere la pensione di anzianità.

Tutto ciò sarà possibile a seguito dell’approvazione in Commissione Bilancio della Camera di un emandamento presentato dalla Lega e con firma principale della deputata Tiziana Nasini. L’obiettivo fin da subito è stato quello di permettere ai lavoratori con pensione interamente contributiva di sfruttare i versamenti fatti, nel corso dei decenni, ai fondi di previdenza complementare. Oltre a quanto poco fa specificato, l’emendamento prevede delle eccezioni mirate per le lavoratrici con figli.

Quando si va in pensione con la nuova legge?

Questo emendamento, che permette ai lavoratori 100% contributivi di andare in pensione a 64 anni con 25 anni di contributi, come evidenziato dal sottosegretario al Lavoro Durigon è un passo avanti molto importante. Per la prima volta, in Italia, viene data la possibilità a una categoria di lavoratori di sommare previdenza obbligatoria e complementare per arrivare ad anticipare l’uscita dal mondo del lavoro. Ecco come potrebbe evolversi la misura:

  • A partire dal 2026, la Lega ha proposto l’estensione anche ai lavoratori in cosiddetto regime misto, ossia quelli che hanno iniziato la loro carriera lavorativa prima del 1996
  • Verrebbero, in tal caso, coinvolte più o meno 80.000 persone
  • I costi per le casse dello Stato sarebbero superiori al miliardo di euro

Per amor di precisione è il caso di ricordare che, ad oggi, la pensione anticipata è accessibile a 64 anni con almeno 20 anni di contributi per chi ha iniziato a lavorare dopo l’entrata in vigore della riforma Dini. Necessario, ribadiamo, è il raggiungimento del requisito relativo all’assegno pari a tre volte quello sociale, un traguardo non certo semplice da raggiungere.

Tra i motivi rientra anche il fatto che, fino allo scorso anno, il requisito era pari a 2,8 volte, come previsto dalla Legge Fornero, e che il Governo Meloni ha di fatto alzato questa asticella. La misura ha ricevuto commenti poco favorevoli dai sindacati, Cgil in particolare, i cui vertici hanno affermato che l’emendamento non lavora per risolvere le disuguaglianze strutturali tipiche del sistema previdenziale italiano.

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